lunedì 29 agosto 2011

BATTELMATTHORN (Punta dei Camosci) e giro

DATI TECNICI:
Partenza: Rif. Città di Busto  (mt. 1.743)
Arrivo: Lago di Morasco
Giro: ascesa alla Punta dei Camosci o “Battelmatthorn (mt. 3.044    ) e giro (P.so Gries, Capanna –Corno, P.so S.Giacomo, rif.M.Luisa, Riale) ---- > Km 22 totali D+873mt.
Tempo impiegato: 6h 15’ (soste incluse)
Difficoltà: EE (fino alla Punta dei Camosci)/E (il resto del giro)
Galleria fotografica: QUI
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Non c’è bisogno di mettere la sveglia in un rifugio di montagna, all’alba sono già sveglia!
Una sbirciatina fuori dalla finestra della camerata e subito ritorno in branda, il tempo è pessimo: pioggia e nebbia non permettono di vedere nulla!!
Verso le 7.30 anche i miei compagni di stanza (Stefano di Milano e i due amici di Varese) si svegliano e Moreno subito mi dice: “Ma non dicevi che oggi doveva essere brutto? Guarda che magnifico sole!” …Sole????? “Oh già, ma alle 6.30 pioveva e bene!
Ci vestiamo, prepariamo gli zaini e giù a far colazione, ma ecco che la nebbia è tornata e fuori non si vede più nulla….

Non so cosa fare!
Sinceramente di tornare subito alla macchina, non ne ho voglia….
Di fare il giro completo con questo tempo rischio di prendere l’acqua…

Chiedo ai due ragazzi di Varese le loro intenzioni, ma anche loro sono perplessi. Il ‘rifugista’ mi conferma che la meteo dà peggioramenti  con possibili temporali già verso mezzogiorno; pace, sono pronta, esco e lascio il rifugio: direzione: P.so del Gries e poi …..si vedrà!

Ci sono due possibilità per arrivare al Passo: scendere sulla piana del Bettelmat per poi risalire (…ma vorrei evitare….) oppure tagliare la Piana dei Camosci, su sentiero segnato ‘Sentiero Castiglioni’, per poi prendere la costa del versante del Gries e da lì scendere al Passo (le guide segnalano un tratto con corde fisse, ma il ‘rifugista’ mi ha assicurato che sono superflue); opto per la seconda!
Davanti a me, in lontananza, due gruppetti di escursionisti (gli amici del Don D.J. di Veruno) diretti anche loro al Gries, per poi ritornare al rifugio per una sana polentata in compagnia.

Fatico subito!! 
Come sempre, quando mi incammino con la digestione in corso patisco le pene dell’inferno, 
ma tengo duro, so che lentamente questa sofferenza passerà!

Nel mentre il tempo sembra aprirsi, il cielo sereno e il sole tornano a far capolino intorno a me, banchi di nebbia spinti dalla brezza di valle a tratti però coprono il paesaggi.
Arrivo e supero senza problemi il tratto con le corde fisse, raggiungo il primo gruppetto, tra cui il Don, qualche scambio di battuta e via che mi lasciano passare.
Il sentiero diventa dolce e, superata la spalletta della montagna, piega a destra aprendo davanti a me il Ghiacciaio del Gries….BELLISSIMO, ma…. mi scappa l’occhio sulla costa alla mia sinistra: 3 persone stanno salendo una cresta, forse la Punta dei Camosci (Bättelmatthorn) mt. 3.044, … si è lei
brulla...
una pietraia unica di color rosso...
da questo lato è imponente e inaccessibile...
ma dall’altro versante…


La tentazione di andar su è forte, ma combatto un po’ con me stessa “Dai sei sola, non far cazzate!” …. “Si però che figata!” ….”Ma se il tempo si chiude? ….e oltrepassata la crestina? Si sale sull’altro versante che non si vede, come sarà?” …. “Si, ma se non vai non puoi sapere!” 
Ecchissenefrega io vado, poi strada facendo deciderò!

Abbandono in sentiero principale e seguendo una misera traccia inizio a risalire il dolce pendio; devo andare su dritta, poi deviare leggermente a sx della montagna e puntare dritto dritto al grosso ometto piazzato all’inizio della cresta, da lì in poi…. Boh! 
Intanto, i 3 escursionisti hanno già raggiunto l’ometto e sono spariti dalla mia visuale.

La salita non presenta nessuna difficoltà, vado su di buon passo; arrivo all’ometto (quota mt. 2.800 circa) e mi si apre una scenario MAGNIFICO...
davanti a me il Rifugio 3A con i resti del piccolo Ghiacciaio del Siedel e la sua morena...
la Piana dei Camosci...
più dietro e spostato alla sinistra, il Lago dei Sabbioni con il relativo ghiacciaio...
la Punta d’Arbola sullo sfondo...

Devo abbandonare l’esile traccia e risalire la montagna, in direttissima, seguendo la cresta Nord-Est; non ci sono particolari difficoltà se non la forte esposizione del terreno e la nulla consistenza del fondo, molto franoso che ti obbliga a prestare la massima attenzione;  10’ ogni 100 mt. e in breve raggiungo l’anticima, da qui una facilissima quanto corta crestina rocciosa e via che sono in VETTA …… SPAZIALE!
Stefano, uno dei 3 escursionisti raggiunti, si ferma con me in vetta e gentilmente mi scatta qlc foto e  mi rende edotta sulle cime superbe ed eleganti che ci circondano:

sotto di noi la lingua di ghiaccio del Griesgletscher che arriva fino alla diga del Griessee...
sopra il ghiacciaio spuntano invece tre bellissime punte: il Corno Rosso (Rothorn), il Corno Cieco (Blinnenhorn) e il Piccolo Corno Cieco (Kl.  Blinnenhorn)...
in lontananza scorgiamo il Ghiacciao del Rodano...
e a destra l’imponente Galenstock….






Restiamo in vetta 10 minuti e poi via che riprendiamo la discesa, lentamente perché il fondo è franoso e perché il Genepì porta via tempo!
Arriviamo all’ometto, svoltiamo a sinistra e giù nell’ultimo tratto dove in fondo troviamo il Don con altri amici che ci aspettano; foto di gruppo, scambio di recapiti e saluti, loro tornano al rifugio, io proseguo verso il Gries.

Verso la Capanna Corno il tempo si sta chiudendo velocemente,  decido comunque di rischiare e una volta giunta al bivacco del Gries imbocco il sentiero del versante svizzero verso la Capanna-rifugio.
Da qui in poi è una lunga e bella passeggiata, molto tranquilla e dopo la Capanna fino al Passo S. Giacomo anche in velocità, perché il temporale è arrivato e un po’ di paura me la sono presa.
Una volta giunta al Passo S. Giacomo il temporale sembra allentarsi, torna a splendere il sole eopto per una breve sosta; riprendo il mio cammino sulla sponda del Lago del Toggia, in leggera discesa,  in direzione del Rifugio M.Luisa.

Ecco in lontananza una moltitudine di ‘turisti’ …uffi sto tornando nella civiltà, non vorrei, ma il dovere di mamma mi richiama all’ordine.
Raggiungo il Rifugio da qui un piccolo tratto su jeppabile e poi via di sentiero e in un attimo sono a Riale; doverosa sosta al Bar per una fresca Coca-Cola e telefonatina a casa per dire “Tutto ok! Mi fermo a prendere latte e formaggio e arrivo”.
Riprendo il mio zaino e mi incammino verso la diga di Morasco dove trovo gli amici di Varese anche loro in dirittura d’arrivo ai quali offro un passaggio fino alla Cascata del Toce.

Piacevolissima, quanto rilassante passeggiata!!!! 

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